Criptovalute: come influiscono sulla dichiarazione fiscale?
Bitcoin, Ethereum, Ripple o EOS: le criptovalute stanno diventando sempre più popolari e la varietà di criptovalute in commercio è enorme. Ma come influiscono sulla dichiarazione fiscale? Di seguito vi mostriamo come le criptovalute influiscono sull’imposta sul reddito, sull’imposta sulla sostanza e nel commercio professionale di titoli.
Cosa sono le criptovalute?
Le criptovalute come ad esempio i Bitcoin sono mezzi di pagamento digitali basati su strumenti crittografici come la blockchain o le firme digitali. A differenza delle valute statali, le valute crittografiche non sono emesse da una banca nazionale, ma sono create e conservate in modo decentralizzato. Le unità in valuta criptata (Coins) non sono titoli, ma mezzi di pagamento digitali che dipendono da un protocollo e dalla relativa tecnologia di base. Tuttavia, poiché possono servire come mezzi di pagamento e di investimento, possono essere paragonati al contante o ai depositi bancari. Di conseguenza sono anche rilevanti dal punto di vista fiscale.
Devo pagare l’imposta sulla sostanza per le mie criptovalute?
Le criptovalute sono soggette all’imposta sulla sostanza, motivo per cui devono essere incluse nella dichiarazione dei redditi. Dove esse debbano essere mostrate può variare da cantone a cantone. Nel canton Zurigo, le criptovalute devono essere dichiarate nell’elenco dei titoli e dei valori patrimoniali come “altri valori patrimoniali”, mentre a Basilea Città devono essere elencate alla voce “denaro contante, metalli preziosi e altri valori patrimoniali”. A tale proposito, le autorità fiscali cantonali competenti possono fornirvi le informazioni necessarie. Il giustificativo deve essere esibito mediante una stampa del portafoglio digitale alla fine del periodo d’imposta.
Per determinare il valore ufficiale di mercato di una valuta è possibile utilizzare il listino dei corsi dell’Amministrazione federale delle contribuzioni, che alla voce “Divise” calcola il valore di mercato delle criptovalute più frequentemente utilizzate. Se la vostra criptovaluta è meno diffusa e quindi non compare nel listino dei corsi dell’AFC, il valore di mercato si basa sul valore della piattaforma di scambio più comune per questa valuta. Se anche in questo modo non è possibile determinare il valore di mercato, deve essere utilizzato il prezzo d’acquisto originale in franchi svizzeri.
Imposta sul reddito
Se le criptovalute fanno parte dei vostri beni personali, la procedura è piuttosto semplice, in quanto le plusvalenze che ne derivano sono fondamentalmente esenti da imposte. Ciò comporta che, di conseguenza, anche le eventuali perdite non sono fiscalmente deducibili. Tuttavia, se le valute criptate contano come attività commerciali, si applicano le disposizioni riguardante l’attività lucrativa indipendente. In tal caso, gli eventuali utili sono imponibili e le perdite deducibili.
Se il salario o le prestazioni accessorie vengono pagate sotto forma di criptovalute, queste devono essere indicate nel certificato di salario come reddito imponibile e sono quindi incluse anche nella dichiarazione fiscale. L’importo del salario corrisponde pertanto al valore di mercato in franchi svizzeri determinato al momento del versamento. Nel prossimo articolo vi mostreremo come è possibile determinare questo valore. Se siete lavoratori indipendenti e avete ricevuto delle criptovalute come compenso per le vostre prestazioni, esse devono essere dichiarate come reddito da lavoro indipendente.
Commercio professionale di criptovalute
Come vi abbiamo spiegato in precedenza, le plusvalenze da valute criptate in beni mobili privati sono generalmente esenti da imposte e le eventuali perdite non sono deducibili fiscalmente. Tuttavia, se le criptovalute sono considerate beni aziendali, gli utili sono imponibili e le perdite possono essere dedotte. La distinzione tra il commercio professionale in valute criptate (e con ciò il lavoro indipendente) e la gestione patrimoniale privata è quindi determinante in questo caso. Se la propria gestione patrimoniale assume dimensioni tali affinchè si debba parlare di attività commerciale, gli utili che ne derivano sono tassati come reddito da negoziazione di titoli commerciali e da lavoro indipendente. Oltre alle imposte sul reddito, sono dovuti anche contributi previdenziali come AVS, AI o IPG.
Nel caso delle valute criptate, la prassi per la negoziazione di titoli commerciali di cui alla circolare 36 dell’AFC si applica per analogia a questa distinzione. È molto difficile stabilire una distinzione, motivo per cui l’AFC elenca i criteri in base ai quali può essere esclusa quanto meno la negoziazione professionale di titoli. Se le seguenti condizioni sono realizzate cumulativamente, le autorità fiscali ammettono in ogni caso l’esistenza di una gestione privata della sostanza e quindi di utili in capitale privati non imponibili:
- i titoli venduti sono stati detenuti per almeno 6 mesi;
- il volume delle transazioni per anno civile (somma di tutti i prezzi di acquisto e di vendita) non supera complessivamente più di 5 volte il valore dei titoli e degli averi sui conti all’inizio del periodo fiscale;
- il conseguimento di utili in capitale da operazioni con titoli non è necessario per sostituire dei redditi mancanti o venuti a mancare per il mantenimento del tenore di vita del contribuente. Normalmente ciò è il caso se gli utili in capitale realizzati ammontano a meno del 50 per cento del reddito netto conseguito nel periodo fiscale;
- gli investimenti non sono finanziati con capitale di terzi oppure i redditi da sostanza imponibili conseguiti con titoli (ad es. interessi, dividendi ecc.) sono maggiori, in proporzione, ai relativi interessi passivi;
- l’acquisto e la vendita di prodotti derivati (in particolare opzioni) si limita alla copertura delle proprie posizioni in titoli.
Se questi criteri sono soddisfatti cumulativamente, si tratta di una gestione patrimoniale privata i cui utili sono esenti da imposte. Nel caso in cui questi criteri non siano cumulativamente soddisfatti, la presenza di un commercio professionale di titoli non può essere esclusa. La relativa analisi deve quindi basarsi sull’insieme delle circostanze del caso concreto. Ci sono vari indizi che dimostrano il commercio professionale di titoli, per cui l’esistenza di un indicatore può essere sufficiente:
- Entità del volume delle transazioni (frequenza delle transazioni e breve durata del possesso dei titoli)
- Ricorso a ingenti capitali di terzi per finanziare le transazioni
- Impiego di derivati
- Modo di procedere sistematico o pianificato
- Stretto legame fra le transazioni e l’attività professionale del contribuente, nonché utilizzazione di conoscenze specifiche
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